È partita subito forte l’Inter di Simone Inzaghi, che nelle prime 7 giornate di campionato ha collezionato già 5 vittorie e 2 pareggi. La formazione nerazzurra si trova attualmente al terzo posto nella classifica di Serie A, a quattro lunghezze di distanza da un sorprendente Napoli a punteggio pieno e a due dal Milan. Una squadra, quella allenata per il primo anno dal tecnico piacentino, che ha mantenuto alcuni principi fondamentali nati nel biennio Conte, ma che allo stesso tempo sta cercando di adattarsi ad una forma di gioco diversa e più offensiva. Dal baricentro all’aggressione alta, passando per una fase difensiva che ancora deve trovare un suo equilibrio: in questo speciale tracciamo un primo bilancio dell’Inter di Inzaghi e cosa aspettarci dopo la sosta di queste due settimane.
Dando uno sguardo ad alcuni numeri registrati sino a questo momento in campionato, la classifica dei gol fatti certifica l’aumento dell’indice di pericolosità dell’Inter in fase avanzata, attualmente leader con 22 marcature all’attivo (+4 rispetto al Napoli). Diretta conseguenza che si riflette anche sul numero di assist, anche qui i nerazzurri comandano con 15 realizzati e un vantaggio di +3 sulla Roma al secondo posto. Giallorossi che invece precedono la formazione interista di +2 (114 contro 112) per numero di tiri totali effettuati in questa Serie A. Altra caratteristica poi dell’Inter di Simone Inzaghi riguarda la grande struttura fisica della squadra che ha trasformato i calci da fermo in un’arma quasi letale. Sino a questo momento, in sole 7 giornate di campionato, la formazione interista ha già realizzato 7 gol di testa, 2 in più rispetto al Genoa che detiene la seconda migliore statistica in questo fondamentale.
Dai numeri e dallo stile di gioco visto sino a questo momento, senz’altro la fase offensiva può essere vista come il punto forte di questa squadra. La facilità con la quale la squadra produce occasioni da gol è senz’altro impressionante, grazie anche all’apporto incredibile che sta arrivando da entrambe le fasce e dagli esterni sin qui impiegati (Darmian, Dumfries, Dimarco e Perisic). La zona maggiormente impiegata per spingere è la fascia sinistra, che sviluppa il 38% delle azioni, mentre la destra il 33% e il centro il 29%. Una squadra quindi che attacca in maniera omogenea, senza puntare esclusivamente su un’area del campo, ma distribuendo le bocche di fuoco quasi uniformemente. Rispetto allo scorso anno poi il centrocampo viene saltato molto più raramente: ora è diventato il fulcro della manovra. Ben il 42% (difesa e attacco entrambe al 29%) del gioco è sviluppato proprio nella zona mediana, alla ricerca di un calcio più ragionato e ricercato.
Nonostante ciò, l’Inter rimane una squadra che grazie alla tecnica e alla velocità dei propri calciatori è perfetta per sfruttare contropiedi micidiali, e che trova nei calci piazzati quello che probabilmente è stato fin qui il vero cavallo di battaglia della squadra di Inzaghi. Altra caratteristica che spicca, è la capacità di rimanere in partita per 90′ e di accendersi spesso nella seconda parte del match. Non è un caso se 10 punti dei 17 raccolti in campionato siano arrivati da situazioni di svantaggio, a riprova della grande capacità di rimonta.
Dove può e deve migliorare invece la formazione nerazzurra? Senz’altro, come anticipato, nell’equilibrio della fase difensiva. Come visto contro il Sassuolo, quando l’Inter affronta degli attaccanti rapidi e di qualità entra in grande difficoltà. Skriniar se l’era cavata egregiamente contro Vinicius Junior nella sconfitta con il Real Madrid, ma ha sofferto maledettamente Boga nella sfida vinta nell’ultimo turno contro i neroverdi. Gli avversari producono ancora fin troppe occasioni da gol, come in occasione della sfida interna contro l’Atalanta in cui la banda di Gasperini ha prodotto numerosi pericoli dalle parti di Handanovic. Match che ha evidenziato anche un aspetto sul quale lavorare e che riguarda i falli che vengono commessi dalla squadra interista in zone particolarmente insidiose del campo.
Se la squadra poi viaggia su medie ottime in Serie A, lo stesso non si può dire in Champions League. La qualificazione agli ottavi rischia già di essere complicata dopo il punto rimediato nelle prime due partite. Lo Sheriff, mina vagante del girone, dovrà essere battuto sia a San Siro che in trasferta per raddrizzare la situazione. La sconfitta contro il Real Madrid è stata sfortunata e immeritata certo, ma la prestazione contro lo Shakhtar Donetsk è stata a dir poco deludente. L’Inter finora ha mostrato quindi due facce: una sicura, carismatica e vincente in campionato, ed una più bloccata e meno cinica in Europa. Il mister ha notato il calo di rendimento al cambio di competizione e sta lavorando proprio per limare sempre più il gap tra le due facce dell’Inter.
Simone Inzaghi ha deciso di ripartire dalle certezze di questa squadra, iniziando proprio dall’impiego dei calciatori-chiave di questa rosa. Da Skriniar (vero stakanovista) a Barella fino a de Vrij e Brozovic, questa è la classifica dei giocatori impiegati in campo per più tempo dal tecnico ex Lazio in tutte le competizioni fin qui disputate (considerando chi abbia giocato per almeno un minuto):
- Samir Handanovic: 810 minuti
- Milan Skriniar: 810 minuti
- Stefan de Vrij: 787 minuti
- Nicolò Barella: 771 minuti
- Marcelo Brozovic: 698 minuti
- Edin Dzeko: 666 minuti
- Alessandro Bastoni: 632 minuti
- Lautaro Martinez: 593 minuti
- Hakan Calhanoglu: 529 minuti
- Ivan Perisic: 522 minuti
- Matteo Darmian: 481 minuti
- Federico Dimarco: 392 minuti
- Denzel Dumfries: 357 minuti
- Matias Vecino: 246 minuti
- Joaquin Correa: 190 minuti
- Arturo Vidal: 140 minuti
- Stefano Sensi: 94 minuti
- Alexis Sanchez: 70 minuti
- Danilo D’Ambrosio: 38 minuti
- Roberto Gagliardini: 32 minuti
- Andrea Ranocchia: 23 minuti
- Alesksandar Kolarov: 16 minuti
- Martin Satriano: 13 minuti
Ma ora andiamo nello specifico, con un’approfondita analisi reparto per reparto:
PORTIERE
L’inizio di stagione di Handanovic è stato a dir poco altalenante. Il capitano nerazzurro ha vissuto un periodo di feroci critiche soprattutto per degli errori grossolani. “Dall’immobilismo” agli sbagli con Verona e Atalanta, l’opinione pubblica e i tifosi non sono stati dolci con lo sloveno. Handanovic ha però parato le critiche con due prestazioni di assoluto livello contro Fiorentina e Sassuolo. Nella partita contro gli emiliani, si può tranquillamente dire che il numero uno sia stato decisivo ai fini del risultato. Ma la sensazione è che i tifosi nerazzurri dovranno abituarsi a quest’altalena di emozioni con Handa. André Onana – sempre più probabile il suo arrivo – potrebbe far scendere dalla giostra gli interisti.
MEDIA VOTO: 6
DIFESA
Due soli clean sheet in 9 partite per la squadra di Inzaghi. Un dato che, come detto sopra, deve essere assolutamente migliorato. Da quello che si è visto in questi primi match stagionali, però, non sembra essere un problema di singoli in difesa. Le prestazioni, infatti, di Skriniar-de Vrij-Bastoni non hanno quasi mai deluso le aspettative, tranne qualche fisiologico passaggio a vuoto contro avversari brevilinei e rapidi. L’inizio di stagione dell’ormai ribattezzato Muro Slovacco è stato favoloso. I due gol contro Genoa e Bologna e le super partite – da campione vero – in Champions League lo inquadrano meritatamente tra i migliori centrali in Europa. I compagni di reparto, nonostante qualche incertezza in più, hanno quasi sempre fornito prove convincenti e di sostanza. Il vero problema semmai è che non hanno mai garantito una prova perfetta tutti insieme: qualcuno, anche solo in un episodio a partita, vacilla, mettendo in difficoltà i compagni ed Handanovic. Non può essere solo questione di stanchezza: è il normale rodaggio delle nuove direttive dell’allenatore. Una volta assimilate, si spera che si torni alla consueta chiusura ermetica a cui ci avevano abituato.
MEDIA VOTO CENTRALI:
SKRINIAR – 7
DE VRIJ – 6,5
BASTONI – 6
Non stanno deludendo neanche le due new-entry sugli esterni: Denzel Dumfries e Federico Dimarco. L’ex Verona, rigore contro l’Atalanta a parte, si sta rivelando come una delle sorprese della stagione: con il milanese e nerazzurro doc non si deve più usare il condizionale. Dimarco è a tutti gli effetti un’arma in più – importante – per Simone Inzaghi. L’ex PSV, invece, deve ancora trovare la completa quadra con il tecnico piacentino che gli fa assaggiare il campo con saggia parsimonia (visto il precedente con Hakimi l’anno scorso). Tra le tante novità, ecco Matteo Darmian: assoluta certezza di questa rosa. Tanta quantità di qualità (e scusate il gioco di parole) da parte sua. Senza tener conto di un gol – quello a Firenze – pesante come un macigno.
MEDIA VOTO ESTERNI (DIFENSIVI)
DUMFRIES – 6
DIMARCO – 6,5
DARMIAN – 6,5
CENTROCAMPO
La zona del campo sicuramente più sollecitata dal nuovo corso di Inzaghi è il centrocampo, cuore pulsante dell’Inter di questa stagione. Se, pur essendo portante anche nel gioco di Conte, spesso prima si tendeva a scavalcare la mediana, sfruttando immediatamente il lancio in profondità sulla corsa del tir Lukaku, ora invece si ragiona molto di più. I giri medi del motore forse sono scesi, ma la squadra è diventata molto più brava a gestire i propri strappi, accelerando solo quando la partita lo richiede. Brozovic e Barella sono i simboli del reparto, i due pilastri inamovibili. Se il rendimento del croato è sempre più continuo e eccellente, a sorprendere è l’esponenziale crescita del numero 23. Sotto la guida di Inzaghi Barella sta infatti diventando un uomo fondamentale non solo in fase di interdizione, ma anche e soprattutto in zona goal. Per lui parlano i 5 assist ed il goal nelle prime 7 giornate di campionato, numeri da centrocampista di livello europeo. Ad ogni ripiegamento lo stantuffo ex Cagliari è pronto a dare una mano alla squadra, ma quando necessario riparte a mille, con sgroppate che ricordano molto Lothar Matthaus, portandosi a ridosso dell’area avversaria. Giocatore totale e ancora in fase di crescita.
In mediana importante anche il rientro di Matias Vecino, che, superati i problemi fisici dello scorso anno, può, insieme a Roberto Gagliardini, dare una grossa mano a Simone Inzaghi. La loro qualità infatti non è paragonabile a quella di Milinkovic Savic, ma la quantità e la grinta non sono seconde a nessuno. Senza dimenticare l’apporto dato finora da Vidal, adattatosi alla perfezione al nuovo ruolo di uomo determinante a partita in corso: la sua personalità e la sua classe hanno finora tolto le castagne dal fuoco più volte all’Inter. Il cileno è stato infatti sempre protagonista in positivo delle numerose rimonte portate a termine sinora.
Discorso a parte poi invece per le note finora dolenti, Stefano Sensi e Hakan Calhanoglu. Il primo, che era chiamato alla stagione del rilancio, è stato fermato sul più bello dall’ennesimo infortunio muscolare. Il turco invece, presentatosi da conquistatore contro il Genoa, si è via via assestato su un rendimento mediocre, senza acuti, che ricordava i periodi peggiori al Milan. La costanza è sempre stata la sua croce, ma per Inzaghi rimane un’arma pericolosa grazie al piede delicato sui calci piazzati (già 2 assist). La speranza è che entrambi presto possano esprimersi al meglio e ritrovarsi: il calcio più propositivo dell’Inter dovrebbe proprio favorire loro maggiormente.
MEDIA VOTO CENTROCAMPISTI
BARELLA – 7,5
BROZOVIC – 7
CALHANOGLU – 5,5
VIDAL – 6,5
VECINO – 6,5
SENSI – s.v.
ATTACCO
Il reparto offensivo è sicuramente quello che, pur venendo rivoluzionato maggiormente rispetto agli altri, ha dato più gioie al nuovo tecnico nerazzurro. La partenza di Romelu Lukaku aveva, almeno sulla carta, aperto una voragine tecnica e di personalità clamorosa nell’attacco dell’Inter. Pur sostituendolo in maniera low cost però, la squadra non ne ha affatto risentito finora, anzi. L’attacco è prolifico e spettacolare come non si vedeva da tempo e la coppia titolare, Lautaro Martinez-Dzeko, sta affinando sempre più la tecnica. L’argentino, che finora è nella sua miglior partenza assoluta dal punto di vista realizzativo (5 goal in 6 partite giocate di campionato) sembra essersi scrollato di dosso gli ultimi limiti: ora è il leader assoluto della squadra, la stella su cui appoggiarsi nei momenti di bisogno.
Dzeko invece, nonostante la sua classe sia nota a tutti, è stato la vera sorpresa: presentarsi in una realtà nuova, a 36 anni, con 6 goal e un assist in 7 partite di Serie A non è poco. Il bosniaco si sta comportando da campione, giocando sia da boa che da bomber, diventando all’occorrenza centrocampista aggiunto per supportare la manovra. La metamorfosi del gioco dell’Inter così come il gran numero di goal e marcatori differenti, passa proprio dalla presenza e dai movimenti dell’ex Roma.
In estate è arrivato anche Joaquin Correa, pupillo di Inzaghi presentatosi alla grande con una doppietta decisiva a Verona. Una botta alla schiena ne ha finora tarpato le ali proprio sul più bello, ma ora che è tornato al 100% è pronto a diventare un’arma letale, sia a gara in corso che dal primo minuto. È infatti l’unico in casa Inter dotato di certe doti sul dribbling e sullo scatto. Lui, molto più di Sanchez, nervoso e finora ai margini non solo per i propri problemi fisici, può diventare una variabile importante in chiave Scudetto.
Menzione d’onore poi per Ivan Perisic che, conscio di essere molto probabilmente all’ultima stagione in nerazzurro, sta giocando alla grande. I dubbi sul futuro non lo stanno mettendo in difficoltà, anzi, è più determinato che mai a dare il massimo. In termini di rendimento puro, questa è probabilmente la sua migliore stagione in assoluto da quando è all’Inter: il croato infatti, spesso discontinuo in passato, ora sembra aver trovato un grande equilibrio. Disposto al sacrificio in fase difensiva e pericoloso in avanti, è la vera riscoperta della rosa. Quasi un nuovo acquisto, preziosissimo in queste prime partite della stagione.
A gennaio comunque, soprattutto se Sanchez dovesse andarsene, servirà un innesto di qualità. L’ideale sarebbe un vice Dzeko, visto che il bomber bosniaco non ha un sostituto reale nella rosa dell’Inter. La sua presenza è troppo importante, ma va anche considerata la sua età: per preservarlo e farlo rendere al meglio sarebbe fondamentale poterlo alternare con qualcuno con caratteristiche simili, così da non snaturare troppo il gioco della squadra.
MEDIA VOTO ATTACCANTI
DZEKO – 7,5
LAUTARO MARTINEZ – 7
CORREA – 6
PERISIC – 7
IL MISTER
Simone Inzaghi si è finora comportato egregiamente alla guida dell’Inter. Dopo essere sbocciato e cresciuto alla Lazio, il tecnico si è calato nella realtà interista senza paura, dimostrando di avere doti da grande allenatore. Il fardello dell’eredità pesante di Antonio Conte non lo ha messo in crisi, anzi, pare lo abbia motivato ancora di più a far vedere a tutti di cosa è capace. La sua Inter gioca bene, diverte, ed abbonda di carattere e personalità. Il suo grande merito sinora è stato quello di non stravolgere quanto fatto dal suo predecessore, mantenendo intatto sia il modulo di partenza che la grande forza della squadra: l’unione del gruppo.
Certo le differenze nell’interpretazione di ruoli e moduli sono diverse e molto evidenti, eppure la maggioranza delle nuove direttive è stata assimilata senza problemi. Manca ancora un pizzico di equilibrio difensivo per non prendere troppi rischi durante le partite, ma la squadra c’è ed ha fame, come dimostra la tempesta abbattutasi sul Bologna dopo l’immeritata sconfitta contro il Real Madrid.
Da definire il ruolo che nella seconda parte della scorsa stagione fu di Eriksen. Il campione danese, ancora indisponibile dopo il grande spavento dello scorso 12 giugno, è stato rimpiazzato, sulla carta con Calhanoglu. L’ex Milan però finora non ha brillato e va assolutamente recuperato. La mezzala come viene intesa da Inzaghi probabilmente non è il suo ruolo migliore: il turco non ha il passo per alternare con la stessa qualità le due fasi. Un 3-4-1-2, esperimento fallito lo scorso anno da Conte, potrebbe ravvivarlo in veste di trequartista, rischiando però di squilibrare ulteriormente la difesa.
In alternativa si può anche ipotizzare un impiego part time di Calhanoglu, con il giocatore impiegato più a gara in corso che dal primo minuto. Così facendo avrebbe le energie al massimo mentre gli avversari sarebbero in riserva, potendo quindi mostrare tutta la sua qualità senza venire asfissiato dal pressing delle prime parti di partita. Non dimentichiamo però che anche Eriksen faticò parecchio a integrarsi nella macchina Inter, salvo poi diventarne il direttore d’orchestra.
Inzaghi ha adottato il 3-5-2 di Inzaghi sinora, con l’eccezione della prima giornata contro il Genoa quando, avendo a disposizione come attaccante solo Dzeko, ha disposto la squadra in un 3-5-1-1 con Sensi alle spalle del numero 9. Interessante notare poi che in alcune circostanze, specie quando si deve rimontare come contro il Sassuolo, lo schieramento diventa quasi un 4-4-2, con Dimarco “finto” terzo centrale di difesa che si allarga a fare il terzino, Skriniar che occupa la fascia destra e Bastoni e De Vrij a presidiare l’area. Così facendo, soprattutto a sinistra con l’asse Perisic-Dimarco, si garantisce molta più spinta e una maggiore quantità di cross e, di conseguenza, occasioni da goal.
Come già detto una chiave fondamentale sono stati finora anche i calci piazzati, con punizioni a tagliare e calci d’angolo che sono diventate finalmente armi vere e proprie. L’Inter ora sfrutta alla grande la propria “pattuglia aerea” e i goal di testa fioccano. Inzaghi studia accuratamente gli schemi in allenamento per sfruttare a pieno anche questa risorsa e i risultati sono evidenti. L’Inter sta prendendo sempre più forma sotto le mani del nuovo allenatore: bella e cinica, veloce eppure calma, consapevole della propria forza. Inzaghi ha preso per mano la squadra e la sta portando su un nuovo livello: ancora qualche dettaglio e i nerazzurri rischiano davvero, almeno in Italia, di diventare invincibili.