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Bilancio del mercato europeo: la pandemia ha creato l’abisso tra l’élite del calcio e gli altri

Il calciomercato è giunto al termine ormai da una settimana ed in molti, giustamente, sono rimasti sorpresi. A inizio sessione, e anche prima, tutti gli esperti proclamavano quella appena passata come la sessione dell’austerity. Le conseguenze della pandemia in corso infatti si stanno facendo sentire pesantemente su tutta l’economia mondiale, calcio incluso. Eppure abbiamo assistito ad un mercato ricco di colpi di scena e inondato di milioni come non mai, soprattutto sul fronte ingaggi. Anche il Real Madrid, sull’orlo del baratro a sentire solo qualche mese fa il presidente Florentino Perez, aveva messo sul piatto 200 milioni per un calciatore in scadenza tra 9 mesi, Mbappé. Vediamo, in questa sessione folle, i numeri dei campionati esteri rispetto all’Italia.

Nonostante i tanti movimenti, alcuni anche clamorosi come quelli di Cristiano Ronaldo e Messi, a conti fatti è stata solo la Premier League a stravolgere le aspettative, spendendo una quantità esorbitante di milioni per aumentare ulteriormente il gap con il resto d’Europa. Il Manchester City infatti, acquistando solo Grealish e Kayky, ha chiuso con un passivo tra ricavi e spese di 88,7 milioni. Il Manchester United, con i nuovi arrivi di Sancho, Varane e Cristiano Ronaldo, ha chiuso in passivo 109 milioni. L’Arsenal, pur comprando nomi non di primissimo piano, addirittura con un passivo di 134,7 milioni, mentre il Chelsea, nonostante l’arrivo di Lukaku (pagato 115 milioni di euro) ha chiuso in attivo di 2,3 milioni, grazie a numerose cessioni di esuberi molto redditizi. In totale la Premier League ha chiuso in passivo per la clamorosa cifra di  707 milioni di euro, a fronte di oltre un miliardo di spese e 300 milioni di entrate.

Qui vi lascio il link al file excel di riepilogo.

Un’oasi completamente fuori dal mondo pare, visto che la media degli altri campionati è molto più bassa. La Serie A ha chiuso, nonostante l’enorme plus da record di 161 milioni dell’Inter, con un passivo totale di 48 milioni. Cifre analoghe per la Bundesliga, molto soft in questo mercato, che ha chiuso con un saldo negativo di 44 milioni, gran parte frutto delle spese del Bayern Monaco, e per la Ligue 1, dove solo il PSG con il suo mercato faraonico, chiude in passivo di “soli” 74 milioni, portando così il conteggio totale del campionato a -35 milioni.

Leggermente peggio va alla Spagna, che, saltato l’arrivo di Mbappé al Real Madrid, arriva a toccare un passivo di 62,5 milioni. L’inversione di tendenza in Liga è però evidente. Il paperone di questa sessione è infatti stato l’Atletico Madrid, in negativo di 66,25 milioni, mentre Real e Barca si sono dati una calmata, chiudendo in attivo rispettivamente di 47 e 49 milioni, nonostante il tentativo Real per Mbappe…

Ecco uno schema che riepiloga al meglio i maggiori movimenti della sessione di mercato estiva nei principali campionati europei, con gli acquisti più costosi, le squadre più “virtuose”, quelle più spendaccione e il computo complessivo lega per lega.

TOP 10 ACQUISTI PIÙ COSTOSI

1. Grealish al City per 117
2. Lukaku al Chelsea per 115
3. Sancho allo United per 85
4. Hakimi al Psg per 60
5. White all’Arsenal dal 58,5
6. Upamecano dal Bayern per 42,5
7. Varane al Manchester United per 40
8. Konaté al Liverpool per 40
9. Abraham alla Roma per 40
10. Buendia all’Aston Villa per 38,40

TOP 10 CLUB PER SALDO DI MERCATO POSITIVO

  1. Inter 161,06
  2. Borussia Dortmund 62,75
  3. Salisburgo 53,35
  4. Udinese 53
  5. Barcellona 49
  6. Real Madrid 47
  7. Psv Eindhoven 46,97
  8. Az Alkmaar 42,05
  9. Lione 40
  10. Schalke 04 38,8

TOP 10 CLUB PER SALDO DI MERCATO NEGATIVO

1. Arsenal -134,7
2. Manchester United -109,9
3. Roma -95,53
4. Manchester City -88,7
5. Psg -74
6. Crystal Palace -73
7. West Ham -71,5
8. Milan -69,2
9. Atletico Madrid -66,25
10. Leicester -63,60

SPESE PER CAMPIONATO

1. Premier League 1,35 miliardi
2. Serie A 571 milioni
3. Bundes 419
4. Ligue 1 400
5. LaLiga 303

SALDO PER CAMPIONATO

Premier League -707
Serie A -52,17
Bundes +34,63
Ligue 1 -37,1
LaLiga -62,5

Come potete vedere e  come già analizzato in precedenza, i paperoni del calcio si confermano gli inglesi, con ben 7 dei 10 acquisti più costosi del mercato estivo approdati proprio Oltremanica. A conferma della noncuranza con cui in Premier è stata affrontata la ripresa post pandemia, ben 6 dei 10 club con il saldo negativo più alto sono proprio britannici, ma, con un monte spese complessivo di 1,35 miliardi ed un saldo negativo complessivo di 707 milioni era probabilmente inevitabile. Tra gli “spendaccioni” per la Serie A spiccano Roma e Milan, mentre l’Inter trionfa con un saldo positivo monstre da ben 161,06 milioni di euro. Fa specie poi constatare come comunque, al netto delle polemiche, delle lamentele e delle difficoltà, la Serie A sia stata il campionato che ha speso di più dopo quello inglese, seppur a distanze siderali dalla Premier, con 571 milioni spesi. A salvare il campionato nostrano per ora sono state le numerose cessioni di spicco, ma per quanto si potrà andare avanti a sostenere certi ritmi?

Per rimanere competitivi a livello europeo bisogna ormai spendere cifre folli, senza però privarsi dei top player “allevati” in casa. Questo conflitto di interessi è oramai insostenibile per tutti, club di Premier e PSG a parte. Il folle paradiso del calcio è al collasso, in evidente difficoltà e crisi. Solo il mercato dei parametro zero ha permesso a tanti campioni di muoversi, ampliando comunque sempre più il gap tra le piccole e le big. I monte ingaggi continuano però a lievitare sotto le richieste folli dei procuratori e solo la Premier League sembra capace di sostenere ancora le spese di un giocattolo che sembra avviato sempre più rapidamente ad un baratro senza ritorno. Senza prese di posizione nette da parte della UEFA, senza guadagni redistribuiti a cascata, a breve ci troveremo di fronte ad una farsa, in cui ci si dovrà accontentare delle briciole lasciate dall’1% più ricco.

Uno scenario desolante, che peggiora di anno in anno. Per molti il progetto Superlega era un demone, un male da scacciare. Ma siamo sicuri che la soluzione, la tradizione a cui si è tanto ancorati, sia tanto meglio? I numeri parlano e dipingono una spirale inesorabile verso il fallimento, se non si agisce in qualche modo.

Qui vi lascio il link al file excel di riepilogo.

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